La ricerca di Candito si basa sul sentire dove la vita richiama attenzione, da qui nascono i temi che poi affronta. Ne discute con il critico che la segue da anni e con le gallerie con cuoi collabora, ma prima di tutto è la vita che le chiede di indagare. Osserva, scatta fotografie per guardare attraverso una lente ciò la circonda, per coglierne meglio i dettagli. E’ frenetica la ricerca, legge molto, ritaglia fotografie pubblicate sui giornali; così immagini di cronaca, guerra, ritratti, invadono il suo studio. Anche il bagno del laboratorio di Verona è ricoperto di queste immagini, pronte a stimolarla e a penetrarla in ogni momento.Così i suoi spazi vitalisono permeatidi ritratti, luoghi e composizioni che arrivano dall’esterno ma i volti, che di seguito compaiono nei suoi lavori, nascono senza guardare nessuna immagine specifica, come se arrivassero da dentro di lei dopo aver conosciuto il tema nel profondo. Così ha affrontato il tema della “salute mentale”, dell’equilibrio che cerchiamo sulla terra, dell’unicità di ogni individuo; così parla del grande tema “dell’immigrazione” inteso come movimento di popolazioni alla ricerca di una nuova terra sentendo la vibrazione di storie di vita ancora poco conosciute. Così affronta la “dimensione del tempo” e di come le nostre vite interagiscono. I suoi lavori, per la maggior parte su tela o su carta, prendono forma senza seguire regole preimpostate. La sua unica legge è quella di essere curiosa della vita e delle interazioni che possono crearsi accostando materiali di natura diversa. In questo modo Candito è arrivata a dipingere con olio, ecoline, acquarelli e acrilici, insieme. Chi afferma che l’acqua non si può mescolare con l’olio nella pittura? Chi può dettare leggi? “Se non avessi osato, con la mia arte, mi sarei persa la magia della vita”.